Il coraggio di essere liberi

Ad un certo punto, bisogna dire “Basta!”

“Scendete in piazza, non abbiate paura. È l’unico fattore politico che non si può ignorare, il più importante. Non fatelo per me ma per il vostro futuro. È quello che temono di più sia l’orco che sta sul gasdotto, cioè Putin, che gli altri ladri nascosti nel bunker.” Questo l’appello alla mobilitazione lanciato pochi giorni fa da Alexei Navalny dopo essere stato condannato, per ora, alla custodia cautelare per 30 giorni; la sentenza è arrivata rapida dopo un processo farsa in un improvvisato tribunale, riunitosi in un commissariato di polizia, che ha convalidato il fermo avvenuto domenica all’aeroporto di Mosca con il pretesto di violazione delle regole anticovid; all’udienza sono stati ammessi solo i giornalisti di due testate giornalistiche filogovernative. Al momento non è chiaro dove Navalnyj trascorrerà la sua detenzione e per i suoi legali è difficile incontrarlo.

Alexei Navalnyj, attivo in campagne anticorruzione e maggior oppositore politico di Putin, ha già subito attacchi in passato. Nel 2017 è stato aggredito da due sconosciuti che gli hanno lanciato contro il volto una tintura usata come disinfettante, compromettendo la funzionalità di un occhio. Il 20 agosto scorso in Siberia è stato avvelenato con un agente nervino. Ora, sopravvissuto all’attentato, rientrato in patria dopo una lunga convalescenza trascorsa in Germania, è stato arrestato. Vladimir Putin ha più volte negato qualsiasi coinvolgimento del Cremlino arrivando ad asserire: “Se avessimo voluto ucciderlo, ci saremmo riusciti”.

Si susseguono gli appelli da parte dell’ONU, dell’UE e di tutti i leader occidentali tra i quali il neoeletto presidente americano Joe Biden, che chiedono il rilascio immediato ed un’indagine accurata ed indipendente. Il Cremlino rifiuta di aprire un’indagine sostenendo che non esista alcuna prova di avvelenamento.

In queste ore i sostenitori di Navalnyj scendono nelle piazze in sua difesa ed in favore di un avvicendamento della presidenza che Putin esercita dal 2000. Il governo russo sta rispondendo arrestando non solo gli attuali manifestanti, tra cui anche giovanissimi, ma anche gli organizzatori di futuri cortei.

Troviamo intollerabile questa repressione. Libertà di espressione significa anche poter esprimere la propria opinione senza timore di ritorsioni da parte delle istituzioni che di tale libertà dovrebbero invece farsi garanti.

A tutti va riconosciuta libertà di diffondere le proprie idee, i fatti di cui sono venuti a conoscenza e le proprie critiche. Di fronte all’esposizione di fatti veritieri o all’esternazione di ideali, chi governa non dovrebbe avere alcun timore ma accettare le critiche e migliorarsi nell’interesse della collettività. L’unica alternativa accettabile è che si dimostri con i fatti la validità della propria linea politica e l’infondatezza delle accuse. Atteggiamenti diversi sono chiari indizi di colpevolezza e degrado sociale.

Il Dipartimento Comunicazione Fisac/CGIL Brindisi

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