Dai primi giorni di marzo del 2020 l’Italia, e l’intero pianeta, sta affrontando una delle prove più difficili della sua storia: la pandemia del coronavirus. Un piccolo virus si sta diffondendo tra le persone provocando una catastrofe sanitaria e di conseguenza una catastrofe economica, sociale con enormi ricadute psicologiche. Un’intera popolazione ha stravolto le proprie consuetudini di vita, di lavoro, di studio. Le scuole sono fisicamente chiuse ormai da molti mesi a tutti i livelli e le attività didattiche si sono spostate in uno spazio digitale in cui è possibile studiare ma in cui le relazioni sociali e affettive sono strette in uno schermo e in onde di dati che non hanno calore, spessore, sostanza. Tutto è diventato bidimensionale. Le strade per diversi mesi erano svuotate di persone e con sparute macchine. I cieli silenziosi, le notti cupi in cui l’aria immobile era rotta solo dalle sirene delle ambulanze. In quei mesi la scienza e la ricerca hanno compiuto il miracolo di scoprire e produrre un vaccino. E’ iniziata la corsa alla produzione, allo smistamento, a far partire l’organizzazione per avviare la più grande campagna vaccinale planetaria della storia. Un processo in cui abitare in un paese ricco o in paese povero fa la differenza. Nel passato altri vaccini hanno interrotto pandemie mortali, facendo scomparire virus terribili.
La politica in questo anno e mezzo ha dovuto affrontare scelte difficili, ha dovuto inventare soluzioni a problemi di difficile soluzione, ha cercato di individuare strumenti con cui temperare gli effetti di una crisi sanitaria ed economica dai risvolti drammatici per milioni di famiglie. Il vaccino è la soluzione principale. E’ del tutto evidente che una campagna di vaccinazione estesa e rapida blocca la diffusione del virus, ne limita gli effetti in termini di ricoveri e soprattutto di morte. La politica dovrebbe guidare tutto ciò. Ma l’Italia è un paese strano, da molti decenni ormai. E’ un paese capace di individuare soluzioni innovative, di diffondere atti e catene di formidabile solidarietà, di pensare al futuro in modo nuovo individuando con lucidità le questioni nodali da affrontare. Ma da un altro lato, il cui peso è purtroppo equivalente, è capace di sviluppare e diffondere una in-cultura fondata sul “si dice” e sull’ignoranza, sulla denigrazione costante della scienza, sulla pericolosa sottovalutazione di ciò che in modo inoppugnabile accade intorno alle persone. Nei giorni scorsi la mediocre, e spesso inguardabile, stampa mainstream italiana ha diffuso, in modo irresponsabile, le dichiarazioni quotidiane di rappresentanti politici della destra italiana in cui si afferma che la vaccinazione non serve a chi ha meno di 40 anni e che è da evitare assolutamente nelle categorie anagrafiche più giovani perché tanto gli effetti di una infezione sono di scarsa rilevanza. Si tratta di affermazioni continue del leader della Lega, Salvini, e di altri esponenti di quel partito e di Fratelli d’Italia. Se queste dichiarazioni irresponsabili possano essere mediaticamente comprensibili per un partito, FdI, che è all’opposizione, sono inaccettabili per un partito che è al Governo e che occupa ruoli di responsabilità politica. Perché la situazione è molto seria e non è ammissibile che chi ha ruoli di responsabilità giochi, per puri fini elettorali, a diffondere false notizie e a cavalcare l’ondata antiscientifica e no-vax presente nel nostro paese. Scegliere di non vaccinarsi in questo momento significa due cose: assumersi la responsabilità di alimentare confusione, basata su teorie farlocche e senza alcuna base scientifica, e quindi rallentare la campagna di vaccinazione; l’andamento della pandemia sta dimostrando come il virus, invece, si attrezzi e si modifichi rapidamente per continuare a vivere e colpisca con sempre maggiore aggressività e ferocia. I dati di contagio nel mondo lo dimostrano. La conseguenza di tutto ciò è il blocco della ripresa economica e sociale e un ritorno, invece, ad un aggravamento della crisi nonché riproporre la difficoltà di riaprire le scuole. E il problema non si risolve puntando il dito sui pochi insegnanti che non si sono vaccinati ma solo vaccinando rapidamente i milioni di ragazze e ragazzi che ancora non lo hanno fatto.
Questo è un momento decisivo per il futuro del paese e non si risolveranno i problemi ponendo divieti ma solo con il completamento nel minor tempo possibile della campagna di vaccinazione.
In questo paese sembra che ormai si possa andare avanti solo costruendo sistematicamente l’idea di un nemico da combattere e sconfiggere anziché cercare di ricostruire una comunità che pensi al futuro con diversità di opinione ma applicando il principio del rispetto dell’altro. Non è ammissibile che la politica giochi pensando sempre e solo alle prossime elezioni da vincere. La politica ha il compito di pensare ad un futuro collettivo e di individuare le soluzioni ai problemi e ai conflitti per realizzare quel progetto. Siamo stanchi di odio, di sciocchezze che diventano verbo, di un vento antiscientifico lontano dalla realtà, della diffusione di idee malsane e medievali che distruggono l’idea di collettività e in cui le scelte individuali e ideologiche minano la salute pubblica e alimentano razzismo e qualunquismo. Come Fisac/CGIL riteniamo che se il senatore Salvini è in possesso di una teoria scientifica che possa dimostrare che vaccinarsi per chi ha meno di 40 anni non serve a nulla, la tiri fuori e ne discuta con chi ha competenze mediche e scientifiche. Perché la gente ha bisogno, in questo momento, di confrontarsi con la realtà. Altrimenti se la sua idea, come quella di tal Lollobrigida nell’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica (piazzata in mezzo a due pagine di terrore covid), è solo una sparata per acquisire consensi tra i giovani, si assuma la responsabilità di lasciare il Governo del paese a chi, invece, si affida alla scienza e alla difesa della salute pubblica. E’ troppo comodo lucrare sugli scranni del governo e su quelli dell’opposizione. Faccia una scelta di chiarezza e la smetta di confondere un popolo devastato e confuso. Questa è l’ora della responsabilità e della cultura, non quello dell’ignoranza e della protervia di stampo fascista.
Dipartimento Comunicazione Fisac/CGIL Brindisi