XXVI CONFERENZA DELLE PARTI DELL’ UNFCCC.
GLASGOW, 31.10.2021 – 12.11.2021.
La convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), cd. ACCORDO DI RIO, 1992, è un trattato internazionale, noto come SUMMIT DELLA TERRA, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. È un accordo, legalmente non vincolante, che aveva come obiettivo la riduzione dei gas serra, principali responsabili del surriscaldamento globale, e prevedeva la possibilità che le Nazioni firmatarie procedessero successivamente con l’adozione di atti, cosiddetti PROTOCOLLI, che avrebbero imposto limiti obbligatori alle parti.
Da allora ogni anno le parti firmatarie procedono ad incontri che consentono di valutare i progressi nella lotta al cambiamento climatico e di concordare manovre correttive e nuove intese.
I protocolli più importanti sono quelli di Kyoto (1997) e quello di Parigi( 2015).
I Paesi partecipanti sono suddivisi in tre categorie:
- Paesi industrializzati ed ex socialisti ad economia in transizione( ne fanno parte 40 paesi più l’ U.E.).
- Paesi industrializzati, che si impegnano ad aiutare i paesi in via di sviluppo(24).
- Paesi in via di sviluppo.
Questi ultimi non hanno particolari restrizioni perché non se ne vuole impedire la crescita e perché si vuole evitare che vendano i loro crediti alle nazioni industrializzate per permettere loro di inquinare ulteriormente.
Il Protocollo di Kyoto prevede la riduzione almeno dell’ 8, 65 % rispetto al 1990 delle emissioni di elementi di inquinamento. Al trattato hanno aderito 191 paesi più l’ Unione Europea.
Con l’ accordo di Doha la validità di questo protocollo è stata estesa sino al 2020.
Nel 2015 a Parigi 196 Paesi aderenti al Protocollo firmato in quell’ anno hanno concordato l’ obbligo di contenere l’ aumento medio della temperatura globale al di sotto del 1,5% rispetto ai livelli pre-industriali, allo scopo di ridurre quanto più possibile i rischi derivanti dall’ incremento della temperatura globale.
A distanza di sei anni da quell’ accordo, abbiamo la possibilità di fare una valutazione critica del rispetto di quegli accordi e dei risultati sinora raggiunti.
La sensibilità sul tema si è incrementata notevolmente nel corso degli anni tant’è che le aziende, obbligate a perseguire gli obiettivi imposti dall’ Agenda 2030, sono sempre più orientate ad una riconversione in senso ambientalistico, perseguendo obiettivi ESG. I mercati e le borse premiano le aziende più virtuose in tal senso.
I risultati sinora raggiunti sono, tuttavia, estremamente insoddisfacenti. Gli stravolgimenti climatici ( inondazioni, alluvioni, incendi, innalzamento del livello dei corsi d’ acqua ecc.), sono realtà con cui stiamo imparando a confrontarci quotidianamente.
BISOGNA AGIRE SUBITO.
Gli appelli che da oltre venti anni vengono “ urlati” dagli attivisti di tutto il mondo rimangono quasi del tutto inascoltati.
Associazioni internazionali come Extinction rebellion (Xr) e Code Rood si sono viste costrette, non a cuor leggero, a vere e proprie azioni di disobbedienza civile, come il blocco del traffico, i giorni dei die-in ecc., rischiando l’ arresto pur di costringere I politici ad agire non più a tutela del capitale e degli interessi della parte ricca della popolazione mondiale, ma dei bambini, degli anziani, dei Paesi in via di sviluppo, delle isole. Una protesta tanto più efficace quanto più è pacifica, perché costringe i governi a prendere atto senza poter esercitare repressioni se non suscitando ulteriore clamore intorno a questi eventi.
Ancora una volta i politici mostrano uno scollamento dalla realtà, una pericolosa asincronia tra quelle che sono le esigenze dei cittadini, soprattutto giovani, e l’ orientamento delle azioni politiche, volte a tutelare gli interessi delle minoranze, il tornaconto personale, l’ utile a breve termine di poche categorie, criminalmente barattato con il futuro di intere generazioni.
Il Regno Unito, paese ospite della COP26 di quest’ anno, propone l’ ambizioso obiettivo di raggiungere l’impatto zero entro metà secolo, di raccogliere contributi per la transizione ecologica. Ma le adesioni in tal senso sono realmente poche.
Solo alcuni Paesi, tra cui l’ Italia, hanno sinora aderito alla Beyond Oil and Gas Initiative (Boga), che prevede lo stop alle licenze e concessioni per nuove esplorazioni di giacimenti di petrolio e gas. Nessun grande produttore di petrolio ha aderito. C’è la Polonia, ma mancano Cina e India, come pure Stati Uniti, Giappone e Australia. L’ accordo non è stato sottoscritto neppure dal Regno Unito.
Unica nota di rilievo 8l’ intesa raggiunta da Cina e Stati Uniti, i Paesi con le più alte emissioni al mondo dei gas serra, nelle fasi conclusive del vertice, di assumersi le proprie responsabilità e di collaborare assieme nei prossimi dieci anni, nonostante le divergenze, nella lotta al cambiamento climatico.
Notevole scetticismo nutrono ancora i giovani riguardo agli impegni presi a GLASGOW.
L’ incontro volge ormai al termine ma le decisioni prese sono insufficienti perché l’ addio ai combustibili fossili, principali inquinanti, risulta ancora lontano.
Si deve fare di più, ora!!!
“Il modo di pensare radicale, la ribellione contro lo status quo, è sempre stato l’origine del progresso”, scrive la storica dell’arte Eva Rovers nel suo libro Practivism,
DIAMOCI UNA MOSSA. È GIÀ TROPPO TARDI.
Alessia Friggione Dipartimento Comunicazione Fisac/CGIL Brindisi