La storia delle Lotte Operaie

Le lotte operaie per le tutele e la libertà sindacale: dallo Statuto dei lavoratori alla Carta dei diritti. 

Le conquiste legislative dagli anni 70 e il ruolo del movimento sindacale. 

Lo scorso 4 novembre a Bari, nell’aula A. Moro del Dipartimento di Giurisprudenza, si è svolto un seminario con tema “Le Lotte operaie per le tutele e la libertà sindacale: dallo Statuto dei lavoratori alla Carta dei diritti.” Docenti universitari, ricercatori, sindacalisti e rappresentanti delle imprese hanno ripercorso le conquiste legislative dagli anni 70 e il ruolo del movimento sindacale per giungere poi a delle conclusioni politiche. 

Introduce i lavori il Prof. Roberto Voza, diritto del lavoro, parla di Statuto di perdurante attualità nonostante abbia compiuto mezzo secolo.  

Parla della nascita dello Statuto, di Pane e Libertà, di Giuseppe Di Vittorio e di Aldo Moro Presidente del Consiglio ed ama sottolineare le loro origini pugliesi.

Il compito di docenti e studiosi, aggiunge, si nutre del dialogo con le forze sociali.

A parlare è poi la Dott.ssa Francesca Abbrescia, vicepresidente della Fondazione Maierotti, che anticipa alcuni temi che verranno sviluppati nel corso del seminario durante il quale verranno proiettate alcune interviste/testimonianze ai lavoratori di quel periodo.

Ricorda con orgoglio un altro seminario, tenutosi l’8/7/2021 ad oggetto “Lotte del bracciantato pugliese”. 

Descrive la ricerca come strumento per offrire spunti di riflessione ai decisori politici. 

In merito al seminario in corso inizia con una domanda: “Cos’era il lavoro prima e dopo lo Statuto?”. Passa poi ad un excursus storico i cui temi si possono così sintetizzare: 

– 1952. La celebre frase di Giuseppe Di Vittorio “La Costituzione deve entrare in fabbrica”;

– 1960. Si fa strada il concetto “meno centralismo, più contrattazione decentrata”;

– 1968 – 1969. Sono gli anni del movimento giovanile e del movimento sindacale;

– 1970. La cultura giuridica insieme con i movimenti di massa portano allo Statuto dei lavoratori.

Ricorda che lo Statuto si applicava alle imprese industriali oltre 15 dipendenti e, da questo punto di vista, poteva definirsi incompiuto. 

Si interroga infine su cosa abbiamo bisogno oggi. Certamente di una legge cha abbia le caratteristiche di Legge costituzionale sulla contrattazione inclusiva, di una legge sulla rappresentanza; una legge sul lavoro sicuro, dignitoso, adeguatamente retribuito. 

È il turno del Prof. Vito Sandro Leccese, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Bari, che parla di progettualità: modernizzazione dello Statuto, sostenibilità sociale/ambientale, lotta alla povertà, digitalizzazione. 

Parla di nuove minacce, una delle quali è la deresponsabilizzazione in materia di sicurezza, e di affrancamento dal ricatto occupazionale.

Invita a rinvenire sulla cineteca Rai un intervento sull’art. 36 della Legge 300 di Gino Giugni, che ha ricoperto un ruolo chiave nella stesura della stessa. 

Conclude affermando la necessità di una definizione dei perimetri dello Statuto. 

Segue un breve collegamento con Loredana Capone. La Presidente del Consiglio della Regione Puglia si esprime su:

  • sicurezza sul lavoro, ne va della vita;
  • ricerca di qualità;
  • parità salariale;
  • condivisione quale condizione indispensabile quando si vogliono cambiare realmente le cose.

Gli interventi lasciano poi spazio, per un po’, alle “storie operaie”: si tratta di interviste, di testimonianze rilasciate da chi ha lavorato prima e dopo lo Statuto. 

Si inizia con le tabacchine del Salento che parlano di ritardi nella ricezione della paga, di come il “padrone” aspettasse che le venisse richiesta più volte, quasi fosse un’elemosina. Ma c’era chi non si piegava, lavorava il triplo ed intanto si creava il gruppo.

Seguono testimonianze su scioperi, vita sindacale dei metalmeccanici, il lavoro nelle acciaierie in Puglia.

Si ricorda una solidarietà di classe che oggi non esiste più.

Riprendono gli interventi. Antonio Colella, rider di Just Eat ed Rsa della FILT Cgil di Bari, condivide la propria esperienza personale, di come ritenesse ovvi diritti per i quali invece lui ed i compagni hanno dovuto lottare.

È il turno poi del Prof. Vincenzo Bavero, docente di Diritto del Lavoro dell’Università di Bari.

Parla di inchiesta sociale cioè di come sia importante intervistare chi lavora. 

Le contraddizioni, dice, hanno cambiato forma ma sono ancora presenti nei settori economici – produttivi.

Le innovazioni, continua, hanno sempre determinato dei costi e si domanda se sarà così anche per la digitalizzazione. I sindacati devono entrare dentro questo processo assumendo un ruolo di governo nell’assetto produttivo – organizzativo. Non deve più succedere che il problema sia quello di contrastare decisioni già assunte (es. GKN) ma di come partecipare alla decisione, rivendicare il potere di dire la propria su come e cosa si produce. Ad esempio: Come si sta dentro al mercato globalizzato? Come si sta dentro alla competizione?

Necessita, infine, un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese.

Seguono altre video testimonianze sul lavoro a cottimo, sugli scioperi e sui consigli di fabbrica.

Per molti lavoratori il sindacato, le lotte e le assemblee, hanno rappresentato un modo per crescere anche al di fuori del lavoro. Grazie alla loro omogeneità, forza e solidarietà, ottennero il potere di validazione delle scelte aziendali.

La parola passa poi al Prof. Michele Capriati, Docente di Politica Economica all’Università di Bari.

Spiega che i diritti generano sviluppo e che lo sviluppo va misurato sulla scorta dell’ampliamento dei diritti. 

Parla di diritto al lavoro e del lavoro come quel luogo dove si dà il meglio di sé.

Consiglia la lettura del libro Agathotopia di James Meade, Premio Nobel per l’Economia. Il libro, del 1990, è sorprendentemente moderno. Ce ne riassume alcuni passaggi: 

  • l’importanza di un reddito minimo (oggi diremmo di cittadinanza) e di salario minimo (che dovrebbe valere tre volte il suddetto);
  • il Capitale che usa una posizione di ultra-forza per riversare sui lavoratori il rischio di impresa;
  • non bastano risposte difensive. Lo Stato deve intervenire con tassazione maggiormente progressiva; deve venire in possesso del 50% del capitale nazionale procurandosi le risorse per un dividendo sociale;
  • i lavoratori devono entrare nell’azionariato delle imprese e devono avere un ruolo centrale nella definizione delle strategie di impresa.

È il turno poi di Riccardo Figliolia, Segretario generale Confimi Industria Puglia

Porta, ci spiega, il punto di vista degli imprenditori diversi dai giganti. Parla delle imprese a conduzione familiare dove il confine tra lavoratore e membro della famiglia è sottile.

Queste piccole aziende possono crescere sviluppando la comunicazione per farle conoscere.

Sono realtà in cui impresa e sindacati possono compiere degli sforzi comuni. 

Lavoratori ed imprenditori devono allearsi contro la globalizzazione.

Giunge il momento delle conclusioni politiche. 

Davide Franceschin, Segretario nazionale di NIdiL Cgil fa una riflessione su come l’esperienza del consiglio di fabbrica oggi sia impensabile. Prima, tutto rientrava nel contratto collettivo ed il datore di lavoro era facilmente riconoscibile. Oggi il ciclo produttivo è stato scomposto. Obiettivo della CGIL è infatti la ricomposizione ma intanto ogni consiglio rappresenterebbe molti meno lavoratori. Aggiunge che l’unità dei lavoratori all’epoca comportò la nascita di leggi importanti mentre oggi i lavoratori si fanno concorrenza tra di loro.

Si domanda poi cosa si potrebbe fare oggi. Si potrebbe rappresentare i disoccupati (un ambito variegato), gli autonomi, i lavoratori occasionali (spesso altamente professionalizzati) ed i cosiddetti somministrati.

Riporta alcune sperienze dal mondo del lavoro.

Amazon in Italia ha 10.000 dipendenti diretti e 12.000 in somministrazione più i driver.

Grazie ad una vertenza, portata avanti insieme con la FILT, si è giunti ad un accordo quadro. In questo caso ricomporre il mercato del lavoro ha premiato.

Parla poi in particolare dei riders. Alcuni sono divenuti lavoratori subordinati e quindi hanno ottenuto il diritto di assemblea. Altri si sono prima organizzati tra di loro e poi si sono rivolti alla CGIL.

Rispetto ai contratti di somministrazione, dice poi, la cosa più difficile è capire quale sia la controparte con cui trattare. 

Conclude affermando come sia importante capire i cambiamenti. 

Vi è infine l’intervento di Filomena Principale, Segretaria confederale della Cgil Puglia. 

Si è emozionata nel guardare le testimonianze e parla della sua esperienza di dipendente pubblica dove lo Statuto è stato introdotto nel ’90.

Parla di valore sociale del lavoro, del valore dello Statuto, della spinta all’impegno sindacale dei dipendenti pubblici e del valore della partecipazione statale nell’economia.

Fa l’esempio di come sia stato affrontato il problema Covid dove il sindacato ha avuto un ruolo importante nel mantenimento dell’occupazione. 

Il lavoro, aggiunge, continuerà a diversificarsi e servirà un sindacato abile ad accompagnare nella transizione ed aggiornare le tutele. Si pensi ad esempio allo smart working ed allo sviluppo sostenibile.

Occorrono coesione sociale, collaborazione lavoro pubblico e privato, conoscenza, dialogo e combattere la precarietà.

È stato un seminario dai ritmi serrati, una grande esperienza formativa. 

Lo si può riguardare sulla pagina YouTube della CGIL Puglia in un video intitolato “Le lotte operaie per le tutele e la libertà sindacale: dallo Statuto alla Carta dei diritti”.

Danilo Gianniello- Segreteria Comprensoriale Fisac/CGIL Brindisi

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