In guerra non ci sono né vincitori né vinti così come la verità è la prima vittima. Non possiamo schierarci facendo solo affidamento sulle notizie che i media ci forniscono; comprendere e mediare dovrebbero essere i verbi. Quanto siamo ipocriti quando l’articolo 11 della Costituzione afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e invece siamo pronti a votare quasi all’unanimità in Parlamento per l’invio di armi e munizioni in Ucraina. Quegli stessi politici hanno il coraggio di scendere in piazza a manifestare contro la guerra. Questa è contraddizione. Non solo… l’Europa, culla del colonialismo, permette ancora oggi in una guerra non dichiarata che migliaia di immigrati anneghino… Il nostro mare è ormai un cimitero. La Libia continua ad essere pagata per bloccare chi fugge da guerre, povertà e violenze costringendo donne, uomini e bambini a vivere nei campi lager.
E ancora… Quanto siamo ipocriti quando nelle trasmissioni televisive parliamo preoccupati della guerra in Ucraina ma dietro le quinte definiamo cameriere, badanti e amanti le migliaia di donne ucraine che vengono in Europa per lavorare.
La storia ci insegna che nel 1991 a Bonn, Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna firmano un accordo di non espansione della Nato nei paesi dell’Est Europa ma già nel 1999 Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia entrano nella Nato; nello stesso anno i paesi del Patto Atlantico (Nato) attaccano la Jugoslavia ridisegnandone i confini. Attacco, è bene ricordarlo, non approvato dall’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che ha l’obiettivo di mantenere la pace e la sicurezza nel mondo.
Da allora ad oggi altri Stati come Slovacchia, Slovenia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Croazia, Albania, ecc., sono stati annessi alla NATO con la conseguenza di concederle di installare basi missilistiche nucleari tutte puntate su Mosca.
Da quando è iniziato il conflitto Russia – Ucraina abbiamo assistito a discussioni da bar pro e contro l’una o l’altra nazione perdendo di vista l’obiettivo finale che è quello della pace, del cessate il fuoco. Siamo a favore dei corridoi umanitari ma siamo contrari all’invio di armi e militari che non fanno altro che fomentare l’odio, la guerra e la morte di tanti innocenti di entrambi i fronti.
In Italia le spese militari sono aumentate notevolmente e siamo al decimo posto tra i paesi esportatori di armi. I 26 miliardi di euro stanziati si sarebbero potuti investire in modo costruttivo per scuola, sanità e ambiente.
Siamo così presi da questa nuova guerra che non pensiamo ai tantissimi conflitti in atto nel mondo: cosa rende così speciale l’attacco russo all’Ucraina rispetto agli attacchi della Turchia al popolo curdo? Perché non parliamo degli attacchi di Israele alla Palestina? Perché non abbiamo mai pensato a creare dei corridoi umanitari per i popoli dell’Africa, Birmania, Afghanistan, Cecenia, Iraq, Siria, Yemen…
Al di là delle sanzioni economiche, che acuiscono il divario sociale, chiediamo che tutte le diplomazie lavorino per l’immediato cessate il fuoco, per una pace duratura e per la ricostruzione immediata delle zone colpite.
Occorre un segnale forte di responsabilità da parte di Putin e Zelensky e che la Nato faccia un passo indietro. Non è proprio tempo di provocazioni!
La Segreteria Provinciale Fisac/CGIL Brindisi