Ddl Zan. L’urlo dei morti viventi

Alla fine ce l’hanno fatta. Ancora una volta sono riusciti a trattenere per la manica la naturale evoluzione civile dell’Italia. La scena sguaiata del boato con cui la maggioranza del Senato della Repubblica Italiana ha accolto il definitivo affossamento del DDL Zan resterà nella memoria delle persone che li hanno votati.

La società civile, soprattutto le giovani e i giovani di questo paese, è molto più evoluta e avanzata di questo manipolo di politicanti che, purtroppo, gestiscono il potere legislativo dell’Italia. Il voto dell’altro giorno ha mostrato in modo inequivocabile la spaccatura tra il Palazzo e le persone che vivono ogni giorno la loro vita.

Comunque la si pensi l’evoluzione della società è un fatto indiscutibile. Il gender è una naturale evoluzione di un mondo in cui le relazioni sono più fluide e l’identità di genere è una realtà complessa che non può essere semplificata con logiche vecchie (uomo- donna/ papà-mamma) superate nei fatti. Arroccarsi in una visione retrograda non potrà bloccare una evoluzione del mondo delle relazioni e della sessualità. Invece approfondire, studiare, comprendere e tutelare i più deboli è un compito preciso della politica.

Ma la politica in Italia è ormai schiacciata da sporchi giochi di posizionamento, di patteggiamenti di bassa qualità, di una totale mancanza di visione del futuro, dell’incapacità, forse anche per incompetenza, di misurarsi con le grandi questioni del presente che disegneranno il futuro di questo paese.

Oggi questa politica misera e becera ha probabilmente vinto la sua ultima battaglia. La società, fuori di quel palazzo che dovrebbe essere la massima espressione della democrazia in Italia, è molto più avanti e le manifestazioni spontanee di ieri in molte città italiane lo dimostrano. I sovranisti, i neo fascisti, i finti riformisti, quelli che cianciano di famiglia e che poi sono i primi ad averla smontata nella loro vita personale, quelli che la domenica vanno in Chiesa e che poi organizzano manifestazioni per non accogliere i bambini immigrati, hanno ormai il tempo contato. Le giovani generazioni presto gestiranno il potere, anche quello politico, e punteranno a costruire una politica che corrisponde al movimento della società. La nostra è una società che in maggioranza vive serenamente le nuove identità, le nuove affettività, l’abbattimento dei vecchi stereotipi. Non è più il tempo dei grembiulini azzurri e rosa. Non è più il tempo dell’uomo con la barba curata e la cravatta, e della donna in tailleur per essere identificati. Oggi è il tempo di un gioioso miscuglio in cui il principio fondamentale è l’amore, in tutte le sue forme e modalità.

Quell’urlo squallido sarà un pallido ricordo di un passato oscurantista di cui ci libereremo presto.

E’ arrivato il momento in cui la maggioranza silenziosa del paese faccia sentire forte la sua voce, in modo democratico, colorato, pacifista ma determinato.

Dipartimento Comunicazione Fisac/CGIL Brindisi

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